giovedì 7 luglio 2016

GIUSEPPE ALIANO - IL DISCORSO ARGOMENTATIVO GIURIDICO

GIUSEPPE ALIANO 
IL DISCORSO ARGOMENTATIVO GIURIDICO
TECNICHE DI ESPOSIZIONE IN UDIENZA


Giuseppe Aliano[1]

 

IL DISCORSO ARGOMENTATIVO GIURIDICO[2]

 

Come per tutti i settori della vita, anche per affrontare il processo tributario, in particolare l'udienza di discussione del ricorso, vi sono delle tecniche, cioè delle regole da seguire per ottimizzare il proprio lavoro.

La prima fondamentale regola da tenere presente è quella di non danneggiare la causa. Infatti sono numerosi gli errori suscettibili di pregiudicare irreparabilmente l’esito di un processo (in un processo penale, ad esempio, quello di voler affrontare il dibattimento quando per l’imputato sarebbe invece più conveniente la scelta di un rito alternativo; oppure il tentativo fallito di provare l’alibi con testi; oppure l’uso sconsiderato della tecnica del controesame dei testi di accusa; la prospettazione di tesi basate su una ricostruzione dei fatti non dimostrata o non dimostrabile).

Altro errore da evitare è quello di non cercare mai di smontare questioni abbastanza fondate, sia per evitare di perdere credibilità nei confronti del giudice, sia per indirizzare tutta l'azione difensiva nella ricerca di argomenti più convincenti.

Un'altra regola importante per svolgere una valida difesa è quella di cogliere il punto centrale del processo, cioè quello dalla cui soluzione dipende l’esito della causa.  Generalmente in ogni processo esiste un solo punto centrale da cui dipendono tutti gli altri.

Peraltro, per costruire un discorso argomentativo, è indispensabile innanzitutto stabilire quale sia l’obiettivo che con esso si vuole conseguire, ad evitare di iniziare una esposizione senza sapere quali ne siano la direzione né la conclusione; quindi deve essere, dall’inizio alla fine, teso a dimostrare una tesi, quella che, nelle intenzioni, sarà convincente per l'esito vittorioso della causa.

E' necessario, evidentemente, conoscere molto bene gli atti processuali e studiare attentamente il il reato o la violazione ipotizzati e le fonti di prova su cui si fondano (l'esperienza insegna che tanto più può ottenersi in termini di risultati, ammesso che nel caso trattato siano ipotizzabili, quanto più ci si è dedicati alla pratica). Quindi, il discorso va preparato articolandolo su:

ricerca degli argomenti, disposizione degli stessi in ordine di forza crescente e scelta della forma più appropriata per conferire al discorso una maggiore efficacia persuasiva.

In tutto ciò è molto di aiuto la "conoscenza" dei giudici del Collegio. Spesso infatti (naturalmente dipende dai casi trattati) può ritenersi opportuno aggiungere meno possibile a quanto già riportato negli atti, mentre in altre occasioni bisogna necessariamente spiegarsi meglio, e spesso una dialettica convincente vale più di tanti scritti (ma può essere vero anche l'esatto contrario). Assolutamente importante, poi, è la credibilità che, con il tempo, il difensore riesce ad acquistare presso i giudici. Questo fa sì che a volte la convincente esposizione di questioni complesse, naturalmente supportate da elementi fondati, contribuisca molto a costruire il favorevole convincimento del giudice. Ma quanto sostenuto deve essere realmente fondato, quindi superare un eventuale "controllo" scrupoloso; in caso contrario può succedere di "bruciare" in brevissimo tempo anni di lavoro serviti per costruirsi una credibilità.

Quindi aiuta molto conoscere chi si ha di fronte.

Nei primi casi discussi dal sottoscritto davanti ad una Commissione tributaria, un presidente, in particolare, era solito aprire la discussione chiedendo:  "ha da aggiungere altro oltre a quello che ha scritto ?"

Timori riverenziali ed incertezze che sono soliti ad inizio di carriera procuravano un'unica emozionata quanto spontanea risposta: "no".  E il presidente, allora: "arrivederci". 

Spesso perdevo la causa e dovevo recuperare in appello.

Dovendo cambiare lo stato di quanto stava accadendo, alla fatidica domanda, con uno sforzo poi svanito nel tempo perché sostituito da una particolare sicurezza, ho iniziato a rispondere, con molta attenzione e misurando anche le virgole, per non urtare l'eventuale suscettibilità del presidente: "no, ma se mi permette vorrei precisare…ecc. ecc.".

Da quel momento è andata sempre meglio.

Questo significa che, salvo i casi in cui la pretesa è palesemente infondata e ciò viene dimostrato con il contenuto degli atti, nei casi in cui essa "potrebbe" essere infondata bisogna essere convincenti sia con il contenuto degli atti ma, soprattutto, con una valida esposizione orale.

Ed un problema spesso molto sentito è rappresentato dalla difficoltà di dare forma linguistica alle idee, di rivestire di parole i concetti e di conferire forza persuasiva agli argomenti. Se è vero che si tende spesso (anche nei processi) a privilegiare una forma espressiva sempre più concisa ed essenziale, quando si tratta non soltanto di esprimere una propria opinione, ma di indurre altri (per esempio, il giudice) a condividerla, non vi è dubbio che appare di fondamentale importanza il modo col quale il discorso viene formulato, naturalmente semprechè si abbiano delle buone ragioni da far valere. Infatti, qualunque sia il genere di argomentazione che si intende porre in essere, è pacifico che essa avrà tanto maggiore forza persuasiva quanto più il discorso sarà strutturato in forma retorica, in quanto caratterizzato da figure di pensiero o di parola volte a rendere più piacevole l’elocuzione, ma soprattutto di speciali tecniche di amplificazione e di coinvolgimento (tra cui la più suggestiva è senza dubbio la forma interrogativa che, conferendo al discorso una struttura dialogica, determina il diretto coinvolgimento dell’uditorio).

In psicologia, la persuasione è un complesso fenomeno per mezzo del quale un soggetto tende ad influenzare, in modo non coercitivo, l’opinione o il comportamento di un altro soggetto, la cui caratteristica peculiare è quella di agire a livello essenzialmente inconscio, insinuandosi, quasi inconsa-pevolmente, nell’animo del destinatario di essa. Quindi la persuasione altro non è che una particolare forma di comunicazione interpersonale che, per poter operare, necessita di un preventivo (ancorchè tacito) accordo tra persuasore e persuadendo, quantomeno su un elemento base presente nel complesso cognitivo del persuadendo che funge da ancoraggio.

Da ciò la necessità, affinchè il discorso argomentativo possa essere recepito, che tra difensore (persuasore) e giudice (persuadendo) si instauri un rapporto di cooperazione, non diverso da quello che caratterizza ogni altro tipo di comunicazione interpersonale.

I presupposti perché possa realizzarsi questo rapporto sono essenzialmente la credibilità del persuasore (che viene meno, come già detto, quando la tesi sostenuta sia del tutto incongrua, arbitraria o comunque non aderente alle risultanze processuali) e l’adattamento, almeno nella fase iniziale del discorso, ad un’opinione che sia presumibilmente condivisibile da parte del giudice, essendo un dato di comune esperienza che è più facile convincerci con ragioni trovate da noi stessi che non con quelle venute in mente ad altri.  Quindi deve instaurarsi tra difensore e giudice un rapporto per far sì che, quanto più il giudice mostra di accettare le tesi che gli vengono prospettate, tanto più risulti rafforzata la convinzione del difensore nel sostenere le tesi stesse e, quindi, accresciuta la forza persuasiva.

Spesso capita che i giudici sembrino ascoltare con scarsa attenzione, e questo è un elemento demoralizzante per il difensore, mentre può capitare che alcuni di essi sembrino distratti mentre uno soltanto annuisce ascoltando l'esposizione: questo serve a rafforzare, invece, la convinzione del difensore.

Quindi è molto importante il coinvolgimento diretto del giudice, che si ottiene "interessandolo" con buona prospettazione delle argomentazioni e una buona dialettica.

Una tecnica interessantissima è quella secondo cui il discorso deve svilupparsi secondo tre momenti fondamentali:

1)      Bisogna enunciare i punti essen­ziali del discorso che si andrà a fare;

2)      Uno sviluppo del tema;

3)      Una conclusione sintetica.

Il tutto può essere sintetizzato in una regola:

"Dico che sto per dirlo, lo dico e dico di averlo detto".

Naturalmente bisogna evitare poi di tralasciare quanto è stato enunciato, ed il sistema più semplice è quello di annotare una "scaletta" dove andare a pescare il punto da trattare ad ogni cambio d'argomento.

 




[1] Università di Roma La Sapienza Facoltà di Giurisprudenza Cultore di Diritto Tributario
[2] Tratto da “Il processo tributario” di Giuseppe Aliano, 2005, Experta Edizioni

martedì 5 luglio 2016

GIUSEPPE ALIANO - I COSTI DELLA RISCOSSIONE PER IL CONTRIBUENTE


Giuseppe Aliano

 
I COSTI DELLA RISCOSSIONE PER IL CONTRIBUENTE

 

(ESEMPIO: CARTELLA PER IMPOSTE DICHIARATE E NON VERSATE)

 

L’ISCRIZIONE A RUOLO – CONTIENE:

·         INTERESSI DI RITARDATA ISCRIZIONE A RUOLO                  4,13%

(DAL 15.05.2016 – PROT. n. 60535/16)

·         SANZIONE PER OMESSI VERSAMENTI                                         30%

(PER DEBITI INPS LE SOMME AGGIUNTIVE FINO AL 40%)

(Con il preventivo avviso bonario, pagando entro 30 giorni, la sanzione è ridotta al 10%)

 

CON LA CARTELLA DI PAGAMENTO SARA’ AGGIUNTO:

·         COMPENSO RISCOSSIONE

3% PER PAGAMENTO ENTRO 60 GG.

6% PER PAGAMENTO OLTRE 60 GG

(DAL 01.01.13 ERA          8%)

 

IN CASO DI MANCATO PAGAMENTO:

DAL 61° GIORNO INIZIANO A DECORRERE GLI INTERESSI DI MORA                     4,88%   

TASSI PREVIGENTI:

dal 15.5.2015      4,88%
dal 1.5.2014         5,14%
dal 1.5.2013         5,22%
dal 1.10.2012      4,55%
dal 1.10.2011      5,024%
dal 1.10.2010      5,75%
dal 1.10.2009      6,83%
dal 1.1.1999         8,40%

(CONTRO INTERESSI LEGALI, CHE NEGLI ULTIMI ANNI VANNO DALLO 0,50 ALL’1%)

 

DOPO 1 ANNO L’ISCRIZIONE A RUOLO (CHE GIA’ CONTIENE INTERESSI E SANZIONI), E DUNQUE LA CARTELLA DI PAGAMENTO, E’ GRAVATA DI UN ULTERIORE (4,88 + 6)  10,88%

(ESEMPIO):

 

IMPOSTE A RUOLO
%
10.000,00
2 ANNI PER EMISSIONE DELLA CARTELLA -  INTERESSI RITARDATA ISCRIZIONE A RUOLO
4,13
816,00
SANZIONI OMESSO VERSAMENTO
30
3.000,00
SPESE NOTIFICA CARTELLA
 
8,75
TOTALE
 
13.824,75
COMPENSO RISCOSSIONE EQUITALIA 3+3%= 6%
 6
829,49
TOTALE CARTELLA
 
14.654,24
1 ANNO - INTER. DI MORA
4,88
715,13
TOTALE DEBITO, DOPO CIRCA 3 ANNI
 
15.369,36

(OLTRE LE SPESE PER PROCEDURE CAUTELARI ED ESECUTIVE)

 

 

RATEAZIONE DELLA CARTELLA:

INTERESSI DI RATEAZIONE                         4,5% (PER L’INPS 6,05%)

PIANO ALLA FRANCESE

ANATOCISMO:
 
GLI INTERESSI DI DILAZIONE SONO APPLICATI SULL’INTERO CARICO, GIA’ COMPRENSIVO DI:

- INTERESSI PER RITARDATA ISCRIZIONE A RUOLO

- INTERESSI DI MORA